INTRODUZIONE
L'ictus cerebrale è una delle malattie più frequenti nella patologia medica. Per
ictus si intende un'improvvisa alterazione della circolazione sanguigna cerebrale, sia nel
senso di un'emorragia per rottura di un vaso, sia di un infarto per una trombosi
arteriosa.
Nei paesi industrializzati, in Europa e negli Stati Uniti, l'ictus cerebrale è, dopo le
malattie cardiache e i tumori, la terza causa di morte in ordine di frequenza.
Ogni anno negli Stati Uniti muoiono di incidente cerebrovascolare dalle 90.000 alle
100.000 persone. Inoltre, tra i sopravvissuti, un milione di individui presenta
attualmente deficit permanenti di carattere neurologico più o meno gravi che rendono gli
interessati totalmente o parzialmente invalidi e bisognosi perciò di cure mediche e
assistenza continue. L'incidenza (il numero di nuovi casi che si verificano ogni anno) di
questo grave evento si sta però fortunatamente riducendo con il passare degli anni. Ciò
è dovuto principalmente a cure più efficaci contro l'ipertensione arteriosa (la
pressione alta), che è la causa più frequente di emorragie e trombosi cerebrali
nell'età adulto-senile (nei giovani invece l'ictus è generalmente provocato da
malformazioni congenite quali l'"aneurisma del circolo di Willis").
I FATTORI DI RISCHIO
I fattori di rischio giocano un ruolo molto importante nella genesi di questo
drammatico e spesso mortale evento. Il primo e più importante di essi è l'ipertensione
arteriosa che, come nell'infarto del miocardio, è la condizione più favorevole
all'insorgere di una emorragia cerebrale. Sono stati infatti effettuati numerosissimi
studi controllati su due gruppi di individui ipertesi: il primo si sottoponeva
regolarmente alle cure atte a controllare la pressione, mentre il secondo rifiutava di
effettuarle. Ebbene, in questi ultimi l'incidenza di ictus era enormemente più frequente,
a riprova del fatto che la pressione alta è la principale condizione predisponente
all'insorgenza di una emorragia o di una trombosi cerebrale. Ma l'ipertensione non è
l'unico fattore di rischio; infatti altre situazioni patologiche possono giocare un ruolo
notevole nella genesi dell'ictus. Ad esempio, le persone diabetiche hanno il doppio delle
probabilità, rispetto ai coetanei non affetti da diabete, di incorrere in una trombosi o
in una emorragia cerebrale.
Altri non meno importanti fattori di rischio sono: le dislipidemie (ipercolesterolemia,
ipertrigliceremia), il fumo di sigaretta e l'obesità.
Una vita regolata, il periodico controllo della pressione arteriosa, la riduzione degli
eccessi nel mangiare e nel bere e l'abolizione del fumo diminuiscono moltissimo il rischio
di incorrere in un ictus cerebrale, che è sempre un evento patologico estremamente grave,
frequentemente invalidante e spesso anche mortale.
LA SINDROME ICTALE
La sintomatologia delle malattie cerebrovascolari è così caratteristica e nota anche
alla gente comune, che assai frequentemente anche il "profano" è in grado di
riconoscerla.
L'ictus è un evento improvviso, drammatico; non per niente viene chiamato anche
"colpo apoplettico".
Nella sua più grave manifestazione esso provoca un'improvvisa emiplegia, ossia la
paralisi di una metà del corpo, la destra o la sinistra e, nei casi in cui la lesione
(infartuale o emorragica) interessi i centri che controllano lo stato di coscienza,
subentra anche il coma profondo. Se il danno cerebrale è molto esteso e coinvolge i
centri vitali, il malato può morire immediatamente o dopo poche ore. Come detto, tre sono
le principali cause dell'ictus cerebrale: trombosi cerebrale, emorragia cerebrale ed
embolia cerebrale. In tutti questi tre casi la sintomatologia è simile ed è legata alla
zona del cervello che viene danneggiata, ma in alcuni casi si possono riscontrare
modalità di insorgenza differenti. Gli ictus dovuti a emboli si caratterizzano per il
fatto che la sintomatologia è improvvisa, raggiunge immediatamente il massimo della sua
espressione e non progredisce ulteriormente nelle ore successive. Negli ictus determinati
da trombosi cerebrale i deficit neurologici, pur presentandosi anche in questo caso
improvvisamente, tendono invece a peggiorare nei minuti o nelle ore susseguenti. Ciò è
dovuto al fatto che con il passare delle ore l'infarto cerebrale si estende
progressivamente. Anche nell'emorragia cerebrale il deficit che si instaura è progressivo
e peggiora nelle ore successive, perché il continuo sanguinare determina l'interessamento
di una quantità sempre maggiore di sostanza cerebrale.
La sintomatologia di un ictus è estremamente variabile ed è del tutto dovuta alle
funzioni espletate dal tessuto danneggiato. Come detto, la manifestazione più frequente e
da tutti conosciuta è l'emiplegia, ossia la paralisi di una metà del corpo. Ma questa è
solo la punta di un iceberg, dato che la malattia presenta numerose e differenti
fenomenologie.
I deficit del linguaggio (disfasie) compaiono quando sono interessati centri nervosi ben
precisi dell'emisfero cerebrale sinistro (Centro di Broca).
Vi sono due tipi di disfasie: in una il malato non è capace di comprendere il linguaggio
e spesso è ignaro della sua condizione. Nella seconda, detta disfasia motoria, il
paziente, pur avendo una normale capacità organizzativa del pensiero, non riesce a
formulare frasi corrette e comprensibili.
I modi di manifestarsi di un'ischemia cerebrale sono talmente numerosi che l'esauriente
descrizione di tutti esula dalle possibilità di questa breve trattazione; infatti tutte
le attività del nostro corpo hanno un corrispettivo cerebrale. Ad esempio,
l'interessamento delle zone posteriori (circonvoluzioni occipitali) causa cecità, quello
di aree profonde determina disturbi neurovegetativi; se invece è interessato il
cervelletto compaiono difficoltà di equilibrio e di controllo dei movimenti, e così via.
Si tratta in ogni caso di disturbi assai gravi, anche se non subentra la classica paralisi
agli arti superiori o inferiori. Quando il danno è massimo a causa di un infarto esteso o
quando una emorragia ha causato un allargamento cerebrale con gravi distruzioni dei centri
nervosi che regolano le funzioni vitali, si giunge inesorabilmente al coma e alla morte.
Come riconoscere l’ictus e come intervenire
TERAPIA
Le possibilità terapeutiche dell'ictus cerebrale sono estremamente variabili e sono
determinate sia dalla causa dell'ictus stesso (trombosi, emorragia o embolo) sia
dall'arteria la cui rottura ha provocato la malattia; in molti casi è importante anche
stabilire quale zona cerebrale sia stata lesa ed in che modo.
Stiamo ovviamente parlando della possibilità di interventi neurochirurgici e di chirurgia
vascolare che si prefiggano di ripristinare il flusso sanguigno nel territorio
danneggiato. Gli interventi di trombectomia (eliminazione del trombo) sono possibili solo
se il trombo occludente si trova in una grossa arteria (carotide interna o esterna), ma,
qualora la trombosi interessi i piccoli vasi intracerebrali, non vi è alcuna possibilità
di intervento chirurgico. In caso di gravi emorragie che comprimano il tessuto cerebrale
sono possibili, in alcuni casi e per zone ben precise, interventi di neurochirgia detti
"decompressivi", che non si ripromettono di riparare il tessuto già leso, ma di
evitare che i danni si estendano ad aree contigue all'emorragia.
Nella maggior parte dei casi però l'unica possibilità terapeutica è quella
medico-farmacologica che si ripropone di ridurre al minimo i danni dell'ictus.
Molto importante è inoltre il prosieguo della terapia dopo che l'entità del danno si è
stabilizzata. Occorre iniziare tempestivamente, prima che i deficit si cronicizzino, la
riabilitazione della parte lesa, tramite fisiokinesiterapia e ginnastica motoria per le
paralisi e per tutte le altre perdite che possono essere subentrate (deficit del
linguaggio, di comprensione ecc.).
ATTACCHI ISCHEMICI TRANSITORI (TIA)
Gli Attacchi Ischemici Transitori sono un evento patologico che, come il nome stesso
sottolinea, hanno come caratteristica fondamentale il requisito di essere spontaneamente e
rapidamente reversibili.
Sotto il profilo clinico si tratta di deficit neurologici, spesso della durata di soli
pochi minuti, al massimo di alcune ore, che regrediscono spontaneamente senza lasciare
postumi visibili a un'attenta visita neurologica.
La causa più frequente è quasi sempre la presenza di arteriosclerosi dei vasi cerebrali,
ma alcune volte i responsabili possono essere piccoli emboli di origine cardiaca
(fibrillazione atriale). La sintomatologia degli Attacchi Ischemici Transitori è, anche
se in maniera meno grave, uguale a quella che compare nel caso di ictus cerebrali. Varia
perciò a seconda dell'arteria cerebrale che risulta temporaneamente insufficiente e del
territorio cerebrale che con le sue funzioni specifiche (motorie, sensitive ecc.) è
interessato dalla conseguente ischemia.
DEMENZA ARTERIOSCLEROTICA
La demenza arteriosclerotica, detta anche "demenza multinfartuale" è dovuta
ad una riduzione progressiva della corteccia cerebrale determinata da numerosi piccoli
infarti, provocati da arteriosclerosi diffusa. L'esistenza di questo tipo di demenza è
stata a lungo dibattuta a causa della difficoltà di distinguerla dalle altre forme di
demenza che insorgono nelle persone anziane, ma attualmente essa viene considerata una
patologia con caratteristiche ben precise.
La demenza arteriosclerotica è una forma che si manifesta con disturbi nelle capacità di
giudizio e alterazioni della memoria, e si associa facilmente disorientamento
spazio-temporale. Il malato infatti difficilmente ricorda o sa riferire in quale giorno o
in quale stagione si trovi. Sono spesso associati piccoli deficit neurologici focali (ad
esempio, disturbi del linguaggio o mancanza di forza in un arto) che confermano la
presenza di piccoli infarti cerebrali.
Nei pazienti si riscontra, proprio per la comune causa scatenante, un'arteriosclerosi
cerebrale diffusa che determina la comparsa di Attacchi Ischemici Transitori.